mercredi 13 octobre 2010

"I'm sorry: Vogue Italia doesn't follow trends, but sets them"




In un commento al mio post di ieri, una lettrice diceva che è vero che le modelle sono sempre le stesse per tutte le sfilate e per le campagne, ma che anche i giornali seguono gli stessi trend e usano gli stessi quattro fotografi. Come dire che sono tutti omologati.  

Parto ora dal presupposto che Vogue Italia non solo non ha mai seguito le mode degli altri giornali, ma ha creato le proprie, aprendo la strada a tanti. E questo è ampiamente riconosciuto dal mondo intero, nel campo dell'editoria. Soprattutto per quello che riguarda i fotografi, la grafica, le modelle, le stylist e ovviamente i servizi di moda.  

Tutti, e ripeto tutti, i fotografi che sono i più famosi e ricercati oggi, hanno iniziato con Vogue Italia. E non sono i soliti quattro, ma sono molti di più.  

L'osservazione giusta è che alla fine usano tutti gli stessi. È vero, ma solo se parliamo delle edizioni dei Vogue nel mondo. Esiste infatti una regola precisa: quando lavori per Vogue non puoi lavorare per gli altri giornali. E così, intanto, potete essere sicuri che i fotografi che vedete su Vogue Italia non li potete trovare ovunque.

Poi, trovare dei fotografi che sappiano fare la moda non è così facile. Puoi tagliare e cucire e disfare una gonna o un abito in un paio d'ore, ma per formare un fotografo ci vuole tempo e pazienza e impegno economico. E pur continuando a vedere book, di grandi outsider non se ne vedono, ma se ne provano in continuazione.

Il fatto che non si notino sta già a significare che non hanno colpito nel segno. Sono giovani e bisogna dar loro il tempo. L'immagine è in continua evoluzione e, quello che faceva impazzire ieri, non piace più oggi. Esattamente come per gli abiti.

Eppure questo non vale per Vogue. Le fotografie vere, belle, con una qualità superiore, restano per sempre, così come gli abiti di qualità. Altrimenti non esisterebbero i collezionisti di fotografie vintage e di abiti vintage.  

E noi vogliamo solo darvi la qualità. Ed è anche questo il motivo per cui, prima di introdurre nuovi fotografi, facciamo diverse prove. I più grandi direttori artistici hanno iniziato con noi, anche se oggi abitano in altri paesi e lavorano per altri giornali. Le famose supermodels iniziarono con me sulle pagine di Vogue Italia (e in passerella con Gianni Versace) alla fine degli anni 80/inizi 90 e ancora oggi lavorano. Le stylist free-lance hanno tutte fatto i loro primi lavori da Vogue e, se anche oggi lavorano per altri nel campo della pubblicità, redazionalmente hanno l'esclusiva per i vari Vogue internazionali. Sono le più ambite e tutti le vogliono.  

Se tutti questi fotografi e queste modelle lavorano ancora dopo più di 20 anni, vuol dire che hanno qualcosa che li e le contraddistingue da tutti gli altri. E questo è quello che vuole essere Vogue: qualità. Ecco quello che cerchiamo in continuazione, a qualsiasi livello. Buttar fuori nuovi nomi e nuove firme che poi, come succede per gli stilisti non pronti, scompaiono in una stagione o in due numeri del giornale, non serve a niente.  

La ricerca deve continuare, ma bluffare con il lettore non è il nostro intento. Meglio metterci di più, ma trovare gente valida che possa rimanere nel tempo e, perché no, diventare un altro nome grande tra i grandi.



Pubblicato:
13 ottobre 2010

Fonte: Vogue.it

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